domenica 30 aprile 2017

Il “Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo


    Giuseppe Pellizza da Volpedo - Quarto Stato - Museo del Novecento, Milano
1° Maggio, in occasione della Festa dei lavoratori ritengo sia doveroso parlare di un celebre dipinto che possiede, a mio parere, tutte le caratteristiche emblematiche per poter rappresentare questa giornata.  Profondamente significativo non solo nell’ambito artistico ma anche sociale e politico è il Quarto Stato, un capolavoro realizzato tra 1898 e il 1901 dal pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo, 1868-1907).
Oggi l’opera è conservata presso il Museo del Novecento di Milano.
Un’opera che nel corso degli ultimi decenni dell’800 ha seguito un percorso di perfezionamento tecnico-artistico e ideologico fino a raggiungere, con pieno successo, la sua vera finalità rappresentativa.

Nel 1892 Pellizza raffigura su una tela, con ampie pennellate, un episodio di sciopero dal titolo Ambasciatori della fame.


                                                   Ambasciatori della fame - Collezione privata


La scena è ambientata a Volpedo, in piazza Malaspina, e ritrae la triste realtà agricola del tempo.  Una manifestazione di protesta, contro  l'aumento del pane, a cui lo stesso autore assistette. L'artista rimase molto impressionato dalla scena, tanto che annotò nel suo diario: "La  questione sociale s'impone; molti si son dedicati ad essa e studiano alacremente per risolverla. Anche l'arte non dev'essere estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un'incognita ma che pure si intuisce dover essere migliore a petto delle condizioni presenti". 
In effetti, il dipinto vuole essere una sorta di denuncia delle misere condizioni in cui vivevano i lavoratori alla fine dell’Ottocento. 
Da questa esperienza Pellizza intraprende il suo percorso artistico e introduce la problematica sociale ma senza esprimere intenzioni politiche ben precise che poi saranno rese più esplicite nell'opera finale (Quarto Stato) così come sarà resa più chiara la schiera retrostante ai personaggi centrali che qui appare confusa e indistinta. 

                                            La Fiumana, Pinacoteca di Brera, Milano


Nel 1898, il nostro autore realizza un’altra opera dal titolo La Fiumana, oggi conservata presso la Pinacoteca di Brera. Il titolo allude alla grande schiera di lavoratori che avanza come un fiume in piena. Di formato più grande, l'opera riporta la stessa tematica sociale della precedente (Ambasciatori della fame) e sostituisce, tra i personaggi centrali, la figura del ragazzo con quella di una donna col bambino in braccio.
Pellizza continua a ritrarre, alle spalle dei tre protagonisti, la stessa folla numerosa, ma più compatta, unita, di persone ancora confuse e indistinte.



Pellizza vuole perfezionare, ma soprattutto, materializzare sempre di più la sua idea, nata da una riflessione sul contesto storico-sociale del tempo. Riprende in modo più realistico la rappresentazione dei fatti e nel 1898 realizza un altro dipinto dal titolo Il Cammino dei lavoratori (oggi, parte di una Collezione privata). Non più una massa simile ad un fiume in piena, ma una schiera ancora più fitta e più distinta, più chiara che avanza con determinazione verso il futuro.

Nel 1901 nasce il Quarto Stato che ripropone lo stesso episodio delle versioni precedenti e ne rafforza il significato. Vuole rappresentare, non solo una scena di vita sociale, uno sciopero o una manifestazione di protesta ma, fondamentalmente, si propone di esaltare il valore della dignità umana e la corsa verso il progresso. Al centro della scena, tra i principali personaggi, raffigurati a misura naturale d’uomo, trova spazio paritario anche una donna scalza con il bambino in braccio che avanza, con atteggiamento imponente e deciso, verso la consapevolezza del proprio volere, del progresso e dell’emancipazione. 
Una marcia inarrestabile di lavoratori che codifica la sintesi del pensiero umano ed artistico, non utopistico ma realistico.

Il dipinto è stato realizzato secondo la tecnica del divisionismo. Non a caso, l’autore scelse di applicare questa tecnica sulla sua tela poiché gli consentiva di accostare i colori puri, senza mischiarli, per rendere più luminosa la composizione artistica.

Inizialmente il quadro non riscosse alcun successo, anzi, suscitò non poche polemiche e critiche tra gli studiosi. Venne venduto nel 1920, dieci anni dopo la morte dell’artista, fu acquistato per sottoscrizione pubblica dalla città di Milano per 50.000 lire. Prima venne esposto presso il Castello Sforzesco, poi dopo una lunga conservazione (durata per tutto il periodo fascista) venne rivalutato e collocato in una sala consiliare di Palazzo Marino.
Dopo il restauro (il dipinto era stato molto danneggiato dal fumo, poiché, nelle sale consiliari si poteva ancora fumare liberamente), iniziò a viaggiare, fu portato a Washington, a Roma e, finalmente, solo negli anni Ottanta, fu stabilita una collocazione fissa a Milano, presso la Galleria d’Arte Moderna da cui, di recente, è stato spostato al Museo del Novecento per una collocazione permanente.

Il Quarto Stato un’opera, oggi più che mai attuale, rimane portatrice di un messaggio di solidarietà verso tutta l'umanità.

Elvira Nania

lunedì 10 aprile 2017

Dal Dir Di Dante



Dal Dir Di Dante
Non è un'allitterazione 
né un'abbreviazione
solo una mia personale
considerazione....

Chissà quanti altri canti,
sulla scorta dei nuovi saperi
avrebbe aggiunto,
ai nostri giorni,
Dante Alighieri,
poeta,storico,politico,
al suo  Poema 
la "Divina Commedia" 
soprattutto 
nella cantica dell'Inferno! 
Altro che 34 canti!! 
Chissà quanti altri ancora . . .


Elvira Nania 

martedì 4 aprile 2017

A proposito del Buon Senso


La diversità delle nostre opinioni non deriva 
dall'essere gli uni più ragionevoli degli altri, 
ma solo dalle vie diverse che seguiamo nel pensare, 
e dalla diversità delle cose considerate da ciascuno. 
Non basta un bell'ingegno, l'essenziale è farne buon uso. 

René Descarte


Antico Borgo


Strette le mura di pietra
adorne di fiori 
dal vento lambite
e dal tempo custodite. 

Salgo lentamente i gradini 
e immagino l'antico vivere 
mi par d'udire il cigolio di una porta
la sarta cantare e
la massaia cullare.
Il ciabattino le scarpe aggiustare
e il falegname la sedia riparare.

Continuo silente a salire
e ancora mi par di sentire 
il profumo del pane sfornato 
il pianto di un bimbo appena nato.

Odo il vocio degli avi
e il fischiettare del loro vicinato
odore di vita buona, sobria, genuina 
quella che ai più pareva una statuina.


Così raccontava un giorno quell'antico borgo medievale
dove il levar del sole illumina ancora ogni cosa.

Passa una rondine ad ali spiegate, lascia il suo nido per altrove migrare,
sento una voce e tutto ritorna reale... in questa vita che non mi pare più l'ideale.  

Elvira Nania 

Foto @Elvira Nania (Borgo Medievale di Caccamo PA)                      

sabato 1 aprile 2017

1° Aprile, Pesce d'Aprile


Il pesce d'aprile è una tradizione bizzarra che si tramanda da secoli in alcuni paesi del mondo.

Il 1° aprile, si mettono in atto scherzi e beffe di vario genere, alcuni con uno scopo sostanzialmente bonario mentre altri somigliano a delle vere e proprie vendette.

Le origini di questa tradizione non sono note anche se sono state proposte diverse teorie.

Una delle teorie più remote riguarderebbe il beato Bertrando di San Genesio,patriarca di Aquilea dal 1334 al 1350, il quale avrebbe liberato miracolosamente un papa soffocato in gola da una spina di pesce; per gratitudine il pontefice avrebbe decretato che ad Aquileia, il primo aprile, non si mangiasse pesce.

Altra teoria vede protagoniste le prime pesche primaverili del passato. Spesso accadeva che i pescatori, non trovando pesci sui fondali nei primi giorni di aprile, tornassero in porto a mani vuote e per questo motivo erano oggetto di ilarità e scherno da parte dei compaesani.

Da alcuni studi, pare che la data del  'Pesce d'aprile' risalga alla fine del XVI secolo quando il Capodanno si festeggiava in primavera, fra il 25 marzo e il primo aprile. La riforma di papa Gregorio XIII spostò la festività indietro al 1° gennaio. Ma poiché molti francesi continuavano a festeggiare il 1° di aprile, i burloni del tempo cominciarono a prendere in giro chi sbagliava data consegnando pacchi dono vuoti, spesso, corredati da un biglietto: “Poisson d'Avril”, ovvero 'pesce d'aprile' in francese. 

 In Italia la ricorrenza del Pesce d'aprile è relativamente recente. 
Fu Genova la città madre della burla fra il 1860 e il 1880 e i primi scherzi si diffusero nella zona del porto, dove sembra che il popolo ne avrebbe beneficiato e riso tanto!!

Attenzione, oggi, a qualche improvviso Pesce d'Aprile!!!

Elvira Nania