lunedì 31 dicembre 2012

Notte della Poesia


        Sull'Altare la bellissima Natività - 30 Dicembre, 2012 - Chiesa Santa Maria Maggiore, Scordia


Leggere alcune mie poesie in Chiesa e in pubblico è stata una delle più belle ed emozionanti esperienze!






mercoledì 26 dicembre 2012

Buon Santo Stefano


 Dopo lo scambio dei regali, ecco cosa è rimasto sotto il mio Albero di Natale . . .
Babbo Natale è saltato sul termosifone...non me poteva più:-)))

Buon Santo Stefano a Tutti!!!

Elvira Nania 







domenica 23 dicembre 2012

Novena, tradizione natalizia in Sicilia





La Novena, una tradizione culturale e musicale che si tramanda da generazione a generazione in Sicilia. 


Dopo il 13 dicembre, festa di S. Lucia, per le vie del paese, nei vicoli e nelle piazze centrali, sui muri delle case e dei palazzi, accanto ai  cornicioni dei portoni d'ingresso si vedono delle piccole edicole sacre che ospitano la Natività. 

La consuetudine di edificare particolari edicole destinate al culto e alla venerazione religiosa ha origini dagli antichi Romani. In effetti, il termine Edicola deriva dal latino  aedes, casa dei Romani, e nel suo diminutivo aedicula acquista un significato di sacralità. L'aedicula era una piccola costruzione, di solito una nicchia o una sorta di tempietto, presente in tutte le case dei romani, in cui venivano venerate le immagini dei lares numi protettori delle case. 
Molte edicole sorgevano all'aperto lungo le strade e nelle piazze. Il culto dei lari nasce come espressione di religiosità popolare e dopo col Cristianesimo, le icone degli dei furono sostituite da quelle cristiane, della Madonna, di Gesù e di molti altri Santi. 

L'allestimento delle nostre Novene rappresenta la parte più caratteristica e tradizionale del Natale. Le edicole sono ornate da ghirlande, rami di arancio, da vari tipi di frutta e da mille luci colorate che con il loro accordo cromatico completano il decoro. 

Le minute strutture si presentano  come delle piccole opere d'arte e con il loro linguaggio spirituale, semplice e popolare, riescono a trasmettere serenità e speranza. 



Si chiama  Novena perchè per nove sere precedenti il Natale,  (dal 16 al 24 dicembre) bande musicali locali, commissionate da privati, suonano antiche melodie, porta a porta, per rendere omaggio a Gesù Bambino. 
Tutto ciò diventa occasione di incontro collettivo e popolare. 

Questa tradizione musicale delle Novene in Sicilia si rinnova ogni anno in modo sempre più vivace e più sentito.

Alla fine del canto, i committenti offrono ai suonatori, ai visitatori ed ai passanti, un breve rinfresco: pizzette, noci, panettone, sfinge, bevande, spumante, etc., finito il rinfresco, i suonatori danno l'ultimo saluto alla Natività con un'altra breve melodia, per poi ricominciare il racconto musicale delle Novene, percorrendo le altre vie del paese e onorando tutti i Presepi   allestiti nelle Chiese.




Rammento che da piccola ero molto attratta da questa magica atmosfera natalizia, ammiravo le Novene ed ascoltavo i canti popolari con grande gioia, provavo una dolce sensazione e mi sentivo profondamente felice. 
Oggi, da grande, sono ancora qui ad ammirare la stessa scenografia, a respirare la stessa atmosfera e mi accorgo che non è cambiato nulla, provo le stesse emozioni, vere, ancora colme di speranza...


Buone Feste a Tutti

Elvira Nania 

martedì 18 dicembre 2012

Natività nell'Arte

albero di natale

A descrivere la Natività nel Nuovo Testamento sono i due evangelisti Luca e Matteo.
I loro brani evangelici riportano la descrizione di tutta la Sacra Rappresentazione che a partire dal Medioevo prenderà il nome dal latino Praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia.

La Nascita di Gesù . “Ora, in quei giorni, uscì un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’Impero …..Tutti partivano per farsi iscrivere, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, in Giudea, alla città di David, chiamata Betlemme per farsi iscrivere con Maria, sua sposa, che era incinta. Ora, mentre essi si trovavano là, giunse per lei il tempo del parto, e partorì il suo figlio primogenito, e lo avvolse in fasce e lo pose a giacere in una mangiatoia perché non c’era per essi posto nell’ albergo” (Dal Vangelo secondo Luca 2,7).
L'Adorazione dei Magi. “Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all’epoca del re Erode. Dei Magi d’Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: < e siamo venuti per adorarlo>>” (Dal Vangelo secondo Matteo 2, 1 – 2).
La rappresentazione iconografica della Nascita di Gesù e dell’Adorazione dei Magi è già presente nelle pitture parietali dei cimiteri ipogei, nelle catacombe romane ed anche nei sarcofagi del periodo paleocristiano.
Dal Medioevo al tardo Cinquecento venne raffigurata anche l’Adorazione dei Pastori.

Giotto - part. Natività -1303/1305-Cappella degli Scrovegni, Padova



Gentile da Fabriano - Adorazione dei Magi -  1423 - Galleria degli Uffizi, Firenze.

 

Paolo Uccello, Adorazione dei Magi, 1435 (La Predella di Quarate)
 Museo diocesano di S. Stefano al Ponte, Firenze. 




Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, 1482 ca. National Gallery of Art a Washington

        Giorgione, Adorazione dei Pastori, 1500/1505 ca.  Washington - National Gallery of Art

        Elvira Nania 

Viaggio nel Tempo





E all'improvviso
vedo i bagliori dell'alba
campeggiare nell'aria,
 le ore del giorno percorrere
velocemente le vie del tramonto,
e poi dileguarsi
tra le gelide ombre della sera.

Elvira Nania 

giovedì 13 dicembre 2012

13 Dicembre, dies natalis di Santa Lucia

File:Lotto, pala di santa lucia 00.jpg
Lorenzo Lotto - 1532 - Santa Lucia davanti al giudice Pascasio
Pinacoteca civica e galleria di arte contemporanea, Jesi.


Lucia, nacque a Siracusa sul finire del III secolo, intorno al 283.

La Vergine Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana.
Come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano.
Vissuta a Siracusa, morì martire sotto la persecuzione di Diocleziano, intorno all'anno 304. 
Subì atroci torture per ordine del prefetto Pascasio,il quale non voleva piegarsi nè credere ai segni straordinari che, attraverso di lei, Dio manifestava.

Gli Atti del suo martirio narrano che Lucia era di nobile stirpe, ricca di possedimenti terrieri ed era stata promessa in sposa, contro la sua volontà, ad un pagano.
Ma, Lucia aveva ben altro proposito nella sua vita.
Si era consacrata per sempre al Signore con voto di verginità e neanche la madre era a conoscenza di questa sua decisione. 
Solo alcune circostanza fortuite resero manifesta la sua consacrazione al Signore.

Ogni anno una moltitudine  di cristiani si recava a Catania  per venerare il corpo della vergine martire Sant’Agata, morta per la fede di Cristo nel 231, durante le persecuzione di Decio. 
Si era diffusa voce in tutta la Sicilia cristiana che, presso il sepolcro di S. Agata, avvenissero dei miracoli.  Così,  il 5 febbraio del 301, festa della Santa patrona  di Catania, tra i pellegrini c'era anche Lucia.

Lucia, era molto preoccupata per sua madre Eutichia che da oltre quarant'anni soffriva di emorragie e nessun medico nè cura l’avevano guarita. Ormai, ogni  speranza di guarigione era svanita.
Ai piedi del sepolcro di Sant'Agata,  Lucia, con profonda fede, pronunciò il voto di verginità, chiedendo ad Agata di salvare la vita alla madre.
Sul far della sera, quando tutti ebbero lasciato la Chiesa, Lucia rimase nella penombra in fiduciosa preghiera accanto al santo sepolcro, ma non poté pregare a lungo perché  il sonno ebbe il sopravvento e Lucia si addormentò profondamente, lì in chiesa accanto a S. Agata. 

Nel sonno le parve di sentire la voce di Agata: "Lucia, sorella mia, Vergine di Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che  è divenuta sana".
Al suo ritorno la madre di Lucia era guarita. 
Era questo il momento opportuno per manifestare alla madre il suo voto di verginità.  Così, Lucia decise di rinunciare al matrimonio e distribuì tutti i suoi averi ai poveri.

Il giovane, a cui era stata promessa, non si rassegnava e non accettava che Lucia regalasse tutti i suoi beni ai poveri così espose denuncia presso il console  di Siracusa. La denunciò come cristiana e chiese che fosse punita secondo i decreti imperiali. 

Allora per la Chiesa cattolica non erano tempi tranquilli.
L'imperatore Diocleziano nel tentativo di arrestare la crisi economica ed amministrativa dell'Impero romano, aveva attuato alcune riforme, tra le quali anche quella religiosa. Il culto imperiale doveva sostituire quello cristiano.
Così il 24 febbraio del 303, Diocleziano emanò i suoi editti di persecuzione contro i cristiani. Fu la più feroce persecuzione del tempo.  
                                 
Lucia fu sottoposta a processo, sotto l'imputazione di essere cristiana. Doveva essere portata in un lupanare per essere oltraggiata, ma nessuno e nulla riuscì a spostarla dal luogo in cui si trovava.
Allora l'ira del console Pascasio si accese e Lucia fu cosparsa di resina e pece e poi data a fuoco.  Ma le fiamme non la bruciavano e fu condannata alla decapitazione.

Lucia comprese che  ormai era giunto il momento di confessare Cristo con il martirio: si inginocchiò pronta per ricevere il colpo mortale.
Prima però volle parlare alla gran folla che si era radunata attorno a lei.
Disse  che la persecuzione contro i Cristiani stava per finire e la pace per la Chiesa era imminente dopo la caduta dell'imperatore Diocleziano. Ricordò loro che avrebbe sempre onorato Siracusa così come S. Agata aveva in venerazione la vicina città di Catania. Quando ebbe terminato di parlare, venne il colpo mortale che le recise il capo consacrandone la verginità con il martirio. Era il suo dies natalis, il 13 dicembre 304.  
Il dies natalis  dei santi, quello nel quale vengono ricordati nel calendario, non è il giorno della loro nascita, ma il giorno della loro morte, poiché al momento della morte, nascono in Cristo. 

Secondo una leggenda, il nome Lucia è connesso alla luce, nome che avrebbe stimolato la fantasia popolare riguardo una tortura avente per oggetto gli occhi stessi, che, come dicono altre leggende, le sarebbero stati strappati dai carnefici così lei stessa se li sarebbe rimessi tornando a  vedere. 
Da questo episodio ecco l'iconografia della santa raffigurata con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi. 


Inoltre una leggenda narra che durante l'anno 1646 buona parte della Sicilia, governata dagli spagnoli, fu colpita da una grave carestia. 
Come per miracolo, proprio la domenica del 13 dicembre di quell'anno, alcune navi  cariche di frumento approdarono nel porto di Siracusa e durante la S. Messa, ove era esposto alla devozione dei fedeli il Simulacro argenteo della Santa, una colomba entrò nella Cattedrale e, volteggiando, si posò sopra l'altare.
Il popolo stretto dalla morsa della fame dopo mesi di carestia, non aspettò che i chicchi venissero macinati e li bollì per sfamarsi in minor tempo. Da quel momento, alla devozione di Santa Lucia si associò l'uso tradizionale di mangiare un pasto particolare, la cosiddetta cuccìa (frumento e ceci cotti insieme). 

Come vuole  la tradizione, anch'io oggi ho cucinato la cuccìa
donata anche ai parenti . . .  
ed ecco...un piatto semplice ma gustosissimo, ricco di fede e di modestia
così come mostra la mia foto. 




Elvira Nania 

giovedì 6 dicembre 2012

INDOVINELLI



Sai dire che cos'è...?!

Il numero dei puntini tra le parentesi tonde suggerisce la soluzione dei miei indovinelli

Nasce sempre da un motivo
per raggiungere uno scopo
ma non sempre lo raggiunge
e resta solo impressa in sè. 
Sai dire che cos'è?

(I. D. E. A.)

Se la perdi non lo sai
se non la trovi, sono guai.
Son più guai a ritrovarla
perché devi riprovarla!
Sai dire che cos'è?

(R. A. G. I. O. N. E.)

Se l'attendi ti vien l'ansia
falsa fugge, vera resta.
Quando arriva non ti avverte
ma ti muta l'intelletto.
Sai dire che cos'è?

(N. O. T. I. Z. I. A.)

Sale e scende tra le note
ballerina tra le corde
nel silenzio non fa festa 
ma se s'alza è tempesta!
Sai dire che cos'è?

(V. O. C. E.)

Troppe cose ti fa fare
senza tanto ragionare. 
Non hai voglia di aspettare 
chi ti viene a giudicare.

(I. M. P. A. Z. I. E. N. Z. A.)

Per finire..un indovinello in Preghiera, il mio preferito!!
Trova tu la soluzione!

Inseparabili son in Preghiera
l'un non vive senza l'altro.
Se disgiunti perdon il senso
e non danno il lor consenso!

(C. O. S. I'.   S. I. A.)


Buon Divertimento!!

Elvira Nania 



mercoledì 28 novembre 2012

A pochi anni . . .


. . .  mi trovavo in una festa di fidanzamento ufficiale. 

Ero una delle invitate più piccole della serata. 
Stupita e, stranamente, immobile
stavo in mezzo a un gruppo di ragazze musiciste. 

Suonavano per una loro amica che festeggiava 
 il suo fidanzamento in casa con amici e parenti,
così come voleva la tradizione degli anni '60.

Ascoltavo con interesse la musica e curiosavo tra la gente. 

A pochi anni, vedevo la realtà come una favola di note e colori

Elvira Nania 


sabato 24 novembre 2012

Tour Culturale in Sicilia - Parte IV




Come già detto, la Sicilia è la Regione con la più alta concentrazione di siti inseriti nella World Heritage List "Lista del Patrimonio dell'Umanità" dell’UNESCO. 
Ben cinque sono i nostri siti archeologici e monumentali che occupano un posto prestigioso di rappresentanza culturale della nostra splendida Isola nella WHL dell’UNESCO.

1. La Valle dei Templi di Agrigento (Vedi "Tour Culturale in Sicilia" Parte II/III)
2La Villa Romana del Casale a Piazza Armerina
3. Le Isole Eolie 
4. La Val di Noto
5. Siracusa e Pantalica


La Villa Romana del Casale - Piazza Armerina 





Intorno agli anni ’50 fu portato alla luce l’intero complesso strutturale della Villa Romana del Casale, grazie alla scoperta dell’archeologo Gino Vinicio Gentili (Osimo, 1914- Bologna, 2006) che ne intraprese l'esplorazione in seguito alle segnalazioni degli abitanti del luogo. Basandosi principalmente sullo stile dei mosaici, lo scopritore datò in un primo momento l'impianto della sontuosa abitazione, sorta su una più antica fattoria, non prima della metà del IV secolo. Successivamente lo stesso studioso assegnò la Villa all'età tetrarchica (285-305). 




File:1952 GinoVinicioGentili.jpg
Gentili illustra i ritrovamenti della Villa del Casale 

E’ stato uno dei ritrovamenti più importanti fino ad oggi effettuati in Sicilia, a Piazza Armerina presso Enna. Uno degli esempi più belli e interessanti di architettura  romana.




La Villa Romana sorge alle falde del Monte Mangone a circa 6 km a sud-ovest da Piazza Armerina, in una conca circondata da basse colline ricche di vegetazione e venne edificata tra la fine del III e l'inizio del IV secolo d.C. nell'ambito di un sistema di latifondi appartenenti a ricche famiglie romane che vi si recavano a caccia o in vacanza. 


Villa Romana vista dall'alto

Molte sono le ipotesi su chi fosse il vero proprietario della sontuosa Villa, ma non si ha alcuna certezza, infatti alcuni studiosi sostengono che fosse appartenuta ad un'alta personalità della gerarchia dell'Impero Romano, probabilmente ad un Console, mentre altri suppongono che la villa sia stata di proprietà dell'Imperatore Marco Valerio Massimiano, detto Herculeos Victor, collaboratore di Diocleziano nella gestione dell'Impero Romano.

decorazioni musive pavimentali 

Abitata in età bizantina e poi araba, la Villa fu parzialmente distrutta dai normanni, una valanga di detriti, provenienti dal monte Mangone che la sovrasta, la coprì quasi totalmente. 
Solo nel 1881 furono iniziati gli scavi archeologici, ripresi poi nel 1935 e poi ancora nel 1939 ma portati a termine solo negli anni '50 con l'intervento della Regione Siciliana.

La morfologia del terreno e le diverse fasi di realizzazione hanno determinato una planimetria molto articolata della Villa che confermi un uso sia residenziale sia pubblico e dato dagli stessi interventi edilizi per le parti destinate alle pubbliche funzioni e dalla grande realizzazione dell'apparato decorativo pavimentale e parietale. 

La struttura della sontuosa Villa con le sue 48 stanze (una diversa dall'altra per varie forme circolari, rettangolari, quadrate)  si articola attorno al peristilio quadrangolare (luogo circondato da colonne) cui si accede dal vestibolo (spazio dinanzi la porta esterna della villa) e la cui pavimentazione raffigura una cerimonia di sacrificio ai Lari, protettrici delle famiglie. 

Piazza Armerina Villa del Casale  Piazza Armerina Villa del Casale   Piazza Armerina Villa del Casale   Piazza Armerina Villa del Casale Piazza Armerina Villa del Casale   
      Peristilio                                                     Particolari di mosaici 

Il pavimento del peristilio è interamente mosaicato con immagini di felini, leoni, antilopi, tori, cinghiali, cavalli selvatici, cervi e arieti all'interno di figure geometriche circolari circoscritte in quadrati. Il tutto è decorato da corone di alloro. 
Le pareti interne del portico sono interamente ricoperte da decorazioni pittoriche mentre le pareti esterne sono delimitate da colonne in granito. 

Il pavimento di quasi tutte le sale è ricoperto da magnifici mosaici d'epoca romana, formati da tessere colorate. Essi furono realizzati da differenti gruppi di maestranze nord-africane deducibile dall'autenticità con cui sono stati rappresentati diversi luoghi dell'Africa. 

File:Villa11(js).jpg
Scena di caccia 

I mosaici coprono una ampia superficie, più di 3500 mq e rappresentano scene di vita quotidiana, raffigurazioni di eroi e di divinità, scene di caccia, di cattura e di giochi, ma anche motivi tratti da racconti omerici. 

File:VillaDelCasaleJagd modified.jpg
scena di cattura 

Le rappresentazioni musive sono state orientate in modo che il lato frontale sia rivolto sempre verso l'ingresso di ogni stanza. 



scene di vita quotidiana 
SALA RAGAZZE IN BIKINI
Ragazze in bikini 

La sala più celebre della Villa raffigura su due diversi registri dieci ragazze il cui costume è sorprendentemente simile al nostro due pezzi, si tratta in realtà di indumenti sportivi che venivano indossati per compiere esercizi ginnici. Il pezzo superiore era chiamato fascia pectoralis mentre quello inferiore era il Subligar. In epoca romana non esisteva il concetto di "bagno a mare", esso nascerà molto più tardi intorno al 1870. 
Le giovani donne rappresentate sono impegnate in uno spettacolo in onore della dea del mare a fare esercizi ginnici: utilizzo di pesi, lancio al disco, corsa campestre, giochi con la palla.
Nel registro inferiore due ragazze vincitrici. La fanciulla togata sta per incoronare, con la palma della vittoria, una ragazza che ha compiuto la prova di abilità tenendo in mano la ruota raggiata e fatta rotolare con l'ausilio di un bastoncino. 

La sontuosa Villa Romana del Casale di Piazza Armerina è una delle testimonianze più straordinarie proveniente da diverse culture del mondo romano e mediterraneo ed ancora ben conservata. 
E' uno dei siti archeologici tra i più importanti al mondo inseriti nella lista dei beni Unesco e la sua importanza, come già detto, è legata all'ampia estensione e alla qualità dei suoi mosaici, ma soprattutto alla scelta che fu fatta al momento degli scavi, cioè quella di  lasciare in situ i pavimenti musivi piuttosto che trasferirli in un museo come è accaduto in altri luoghi. 

Dopo quasi sei anni di restauri tornano a brillare come in quell'epoca lontana pavimentazioni, affreschi e disegni impreziositi da 120 milioni di tessere ripulite una per una da 50 restauratori arrivati da tutta Europa e coordinati dal Centro Regionale del restauro. 


Elvira Nania 

NB. I Post successivi saranno dedicati agli altri 3 siti archeologici e monumentali inseriti nelle WHL dell'UNESCO:  Le Isole Eolie; La Val di Noto;  Siracusa e Pantalica. 



venerdì 23 novembre 2012

Meraviglioso


......forse un angelo vestito da passante. . . 
mi portò via dicendomi così . . .Meraviglioso


giovedì 15 novembre 2012

A volte mi chiedo se . . .





volte, mi chiedo se . . . i sogni riusciranno ad oltrepassare le ombre della notte e se il primo bagliore dell'alba riuscirà a farli decollare.

A volte, mi chiedo se . . . il tramonto, come per magia, riuscirà a danzare con l'alba, se le illusioni svaniranno all'orizzonte e se la realtà segnerà il confine.


A volte, mi chiedo se . . . la sera non sarà più così gelida, se le rose non piangeranno rugiada, se le stelle non staranno a guardare, se la luna mostrerà il suo volto e se il cielo si vestirà di rosa.

A volte, mi chiedo se . . . la luce del nuovo giorno basterà ai miei occhi per vegliare sul volto della speranza, se il calore del sole saprà scaldare il mio cuore e se i colori dell'arcobaleno riusciranno a dipingere le pareti dell'anima mia. 

A volte mi chiedo se . . . la vita non è altro che un sogno. . .

Elvira Nania


domenica 11 novembre 2012

San Martino

Giotto- San Martino e il mendicante - Affresco- Basilica di Assisi

Per ricordare . . . 

Actus Caritatis ( il gesto di carità)  di San Martino, Vescovo di Tours


Fin dall'alto Medioevo, Martino (IV sec. d.C.) fu il Santo più popolare e venerato in Italia, Francia, Spagna e Germania. Nacque tra il 316 e il 317 da genitori pagani nella provincia romana della Pannonia (l'odierna Ungheria) e morì a Candes l'8 novembre 397.  La sua ricorrenza cade tre giorni dopo la sua morte, cioè l’11 novembre, giorno dei suoi funerali e della sua sepoltura a Tours.
Ancora giovinetto fu chiamato alle armi. La legge romana del tempo lo obbligava ad arruolarsi nella cavalleria romana e a soli 19 anni fu destinato in Gallia per combattere.
Fu in quel tempo (probabilmente nel 338), quando ancora Martino era catecumeno, che avvenne, alle porte di Amiens, l’episodio del mantello.
Contro la volontà dei genitori, Martino si fece battezzare e si convertì al cristianesimo. Divenuto cristiano lasciò le armi e iniziò a condurre una vita monastica dedicandosi principalmente alla sua opera di evangelizzazione. Nel 371 i cittadini di Tours lo vollero vescovo della loro città dedicandogli la basilica che divenne ben presto meta di numerosi pellegrinaggi.

La leggenda racconta . . .

Era l'11 Novembre, il cielo era coperto, piovigginava e tirava un brutto vento che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto in un ampio mantello di guerriero.
Ma ecco che lungo la strada vide un povero vecchio, mezzo nudo e tremante per il freddo.
Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. Poveretto - pensa - morirà per il gelo! E pensa come fare per dargli un pò di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito, ma per caso il cavaliere non ha con sè nemmeno una moneta.
E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un'idea e, poichè gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto. 
Dio ve ne renda merito! - balbetta il mendicante, e sparisce. 
San Martino contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte del mantello che lo copre a malapena.
Ma fatti pochi passi ecco che, improvvisamente, smette di piovere, il vento si calma, le nubi si diradano e il cielo si rasserena. L'aria si fa mite.
Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi l'altra metà del mantello.

A quel gesto di carità seguì un insolito mitigarsi del clima, che si perpetuò nel tempo diventando “L’estate di San Martino”. 

Ma la storia di San Martino non finisce qui.

Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio Lui in persona.

Martino era stato ricompensato dal Signore con la clemenza delle temperatura; poichè il suo  comportamento da cristiano aveva confermato il comandamento dell'Amore: "Ama il prossimo tuo come te stesso". 


La Festa di San Martino fissata l'11 Novembre, collocata alla fine dell'annata agricola al principio della stagione invernale, diede origine a molte tradizioni legate al mondo rurale e in particolare alle attività agricole. Una tradizione celebrata anche in una famosa poesia di Giosuè Carducci intitolata per l'appunto San Martino.

In quel periodo si completa la raccolta dei frutti, il mosto ribolle nei tini ed è prossima la svinatura. I boschi sono ricchi di selvaggina, di funghi, di castagne, di nespole e molti altri frutti. Tutto ciò è occasione di incontri, di festa e di abbondanti libagioni.

Ricordiamo questa straordinaria ricorrenza come esempio di santità, di amore e di tradizione. 


 


Buon San Martino a Tutti! 

Elvira Nania